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L’emigrazione verso l’Australia

La seconda Guerra Mondiale ha segnato negli animi dei monteneresi la rottura degli equilibri economico-sociali, già precari nel periodo pre-bellico. Alla distruzione fisica del paese si affiancavano le ferite morali, ancora più latenti e difficili da rimarginare; basti pensare che nel periodo 1944-1945, sono morte 72 persone, di cui 55 civili e 17 militari.

Gli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale segnarono ancora un'altra dura prova per i monteneresi, i quali, non potendosi avvalere delle risorse interne, fecero ricorso alla via dell'emigrazione.

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L'Emigrazione dopo la seconda guerra mondiale

Il flusso migratorio si è intensificato dopo la liberazione dell'Italia da parte degli alleati.

Il paese dilaniato dalla fame e dalla distruzione è stato incapace di garantire il sostentamento ai propri abitanti, per cui, ancora una volta, la povertà ha portato gli individui a cercare "pane" altrove.

Nel dopoguerra si è registrato un alto tasso di espatri, tant'è che dal 1951 al 1971, la popolazione è diminuita del 42% (da 2002 a 1276 abitanti). Per quanto riguarda l'immediato dopoguerra, nell'archivio comunale è conservata una significativa documentazione di reclutamento di minatori nelle miniere della Sardegna (1948): in tali scritti si precisano i guadagni e gli eventuali consumi (vitto, alloggio e pulizia) spettanti a chi avesse voluto intraprendere questa ennesima esperienza. Ciò nonostante, i monteneresi hanno preferito la ormai nota strada dell'Oltreoceano.

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L'Emigrazione da Montenerodomo

La storia dell'emigrazione da Montenerodomo è stata influenzata dalle vicende sviluppatesi nelle aree interne del nostro Meridione, accomunate da caratteristiche orografiche e sociali non proprio favorevoli ad uno sviluppo locale autonomo.

Il flusso migratorio che ha interessato il nostro paese ha profonde radici nella storia e nel tempo, anche se il suo filo conduttore è da ricondurre ad un'unica parola: "povertà", ossia al disagio economico e sociale generale cui neanche il "Nuovo Regno d'Italia" era riuscito a porre rimedio
Periodo pre unitario fino alla seconda guerra mondiale

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L'emigrazione verso il Canada

L'emigrazione italiana diretta verso il Canada si fece massiccia solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, infatti nel periodo precedente fu molto limitata a causa di eventi storici e politici riscontrati nei due Paesi.

Alle leggi fasciste antimigratorie, si affiancava una politica emigratoria restrittiva instaurata dal governo canadese che, nel 1939 con un decreto, vietò l'ingresso nel Paese dei cittadini appartenenti ai paesi nemici (tra cui l'Italia).

Bisognerà aspettare il 1951 per l'abrogazione del precedente decreto e fu allora che l'emigrazione italiana riprese con gran fervore, tanto da raggiungere, dal 1946 al 1960, una quota di espatri di circa 400.000 unità; al secondo posto solo dopo l'emigrazione dei paesi anglosassoni.

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Prefazione

L'EMIGRAZIONE da Montenerodomo iniziò nel periodo dell'Unità d'Italia (1861) e continuò con una progressione costante fino alla prima guerra mondiale ('15-18). Dopo una pausa obbligata dovuta alla guerra essa riprese lentamente, ma con qualche difficoltà, durante gli anni '20 e '30. Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, il flusso migratorio dal nostro paese andò progressivamente intensificandosi, toccando punte altissime alla fine degli anni '50 – inizio '60. In quel periodo la popolazione di Montenero si dimezzò.

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