Da Piazza De Thomasis si raggiunge, attraverso Via Brigata Maiella, il Rione Fonte della Selva e si prosegue sulla vecchia mulattiera che inizia in prossimità della fontana che dà il nome alla località, e, oltrepassato il valico della Serra, si giunge all'area attrezzata per la sosta e il ristoro costruita ai piedi del Colle della Guardia, dalla quale inizia il percorso che conduce ai resti delle Mura Megalitiche di Monte di Maio e dello stesso Colle della Guardia, poderose muraglie in opera poligonale (massi calcarei grezzi o appena sbozzati, di moderate dimensioni, sovrapposti senza cemento e tenuti insieme dal loro stesso peso), erette in epoca pre-romana sulle aree sommitali di queste alture che recintavano gli "oppida" che, oltre alla funzione difensiva, avevano anche quella simbolica di rituale presa di possesso del territorio.
Seguendo il sentiero tracciato sul versante orientale che costeggia la pineta, si ascende sulla sommità del Colle della Guardia. Quest'altura (1276 m.), situata al centro dei rilievi che si interpongono tra le vallate del Sangro e dell'Aventino, doveva rivestire notevole importanza strategica presso il popolo carecino , il quale, tra il VI e il IV secolo a. C., vi costruì un centro fortificato ("oppidum").
Dal toponimo "Guardia", rimasto invariato nel corso dei secoli, si può dedurre che la funzione ricoperta da questo centro fortificato era esclusivamente militare. L'oppidum di Colle della Guardia era, con tutta probabilità, un piccolo centro di vedetta con funzione di controllo della viabilità e, vista la disposizione degli altri recinti fortificati, anche di difesa tattica, a breve raggio. Dalla sua sommità, infatti, luogo ancor oggi di eccezionale belvedere, oltre a presidiare il tracciato viario passante attraverso il Valico della Serra, era possibile il controllo ottico di tutto il territorio compreso tra i Monti Pizzi e il Monte Pallano, sedi , rispettivamente, dell'oppidum carecino di Lisciapalazzo e del grande centro fortificato (le "mura paladine") dei Lucani settentrionali.
Esplorato da Ezio Mattiocco e dall'inglese Stephen Oakley, consta di un perimetro fortificato di circa 330 metri di lunghezza che, sfruttando anche i banchi rocciosi affioranti sul versante occidentale e settentrionale, che dotavano il recinto di un'ottima difesa naturale, recintava le due alture del colle delimitando un'area di circa 5.000 mq.
Sono oggi visibili i resti delle mura che difendevano il versante orientale, per una lunghezza di circa 80 metri e con altezza limitata a una-due file di massi, sovrapposti a secco, e di quelle del versante meridionale, disposte a "V" e conservate, invece, per una lunghezza di circa 40 metri e per un'altezza che in qualche punto supera il metro e mezzo.
Il centro fortificato di Colle della Guardia, resti della cinta muraria meridionale
Non ancora studiato sistematicamente, al momento non ha restituito resti di abitazioni probabilmente perché costruite in legno e pietrame a secco, nonché per la legge di massimo recupero (con conseguente riciclo di tegolame e di altro materiale edilizio).
Lasciato il recinto fortificato di Colle della Guardia e proseguendo il cammino in direzione est, si aggira l'altura seguendo un sentiero totalmente immerso nel bosco che conduce alla sorgente perenne di "font'jeisc", dalla quale inizia l'arrampicata sul Monte di Maio.
Il Monte di Maio è una piccola catena montuosa costituita da una serie di alture, oggi totalmente boscose, con orientamento sud-est/nord-ovest di altitudine compresa tra i 1136 metri della cresta più occidentale e i 1234 metri di quella più orientale.
Facendosi strada tra la folta vegetazione che ostacola il cammino, percorrendo il sentiero tracciato sulla sommità delle alture, dopo aver superato le prime due creste e oltrepassato la "Morgia della Lucina", in corrispondenza della terza altura, in un punto di passaggio obbligato dove il terreno diventa improvvisamente pianeggiante (la "chianetta dell'albero tondo"), è rinvenibile il basamento di un edificio.
Di forma quadrata e di modeste dimensioni ( m 5,50 x m. 5,50) è costruito con tecnica "poligonale". Le mura, dello spessore di circa un metro, sono ben conservate nel paramento meridionale e orientale e nell'angolo tra essi interposto, dove raggiungono l'altezza di circa 1,20 metri.
Considerato che si trova edificato sulla sommità del monte in un punto facilmente visibile dall'intero sistema difensivo occidentale del nucleo tribale carecino (Monte La Rocca, Lisciapalazzo, Colle della Guardia, Monte di Maio, Montenerodomo), veniva utilizzato per allertare, probabilmente con l'uso del fuoco, l'intera etnia in caso di pericolo imminente.
A non molta distanza, più in basso e in direzione nord, in un'ampia radura (la "chiana di Monte di Maio"), si rinvengono, infine, le vestigia del grande "oppidum" di Monte di Maio.
La rigogliosa vegetazione che copre l'intera area non ha ancora permesso il rilievo completo dell'intera planimetria del centro fortificato che, sicuramente molto più esteso di quello esistente sul Colle della Guardia, inglobava le ultime tre alture di Monte di Maio potendo dare rifugio, in caso di necessità, agli abitanti (e agli armati) degli insediamenti situati nelle valli sottostanti. I resti più imponenti sono rappresentati da due cinte murarie, quasi parallele tra di loro. Queste mura poligonali, costruite con tecnica meno accurata di quella usata per le fortificazioni di Montenerodomo, difendevano il versante orientale, l'unico facilmente accessibile, dell'oppidum di Monte di Maio. Il versante occidentale, invece, era protetto da alte pareti rocciose strapiombanti, quello meridionale dal centro fortificato di Colle della Guardia, mentre a settentrione, il sistema difensivo sfruttava i banchi di roccia affioranti, rinforzati da piccole muraglie nei punti dove erano presenti varchi naturali adatti al passaggio, che si integravano con le anzidette cinte murarie.
La cinta muraria esterna, eretta più in basso, consta di pochi filari di massi di dimensioni contenute (circa 80 centimetri di spessore) che raggiungono l'altezza massima di circa un metro e mezzo e sono rintracciabili per poco più di 20 metri. E' costruita addossata alla collina, inclinata verso di essa, e presenta solamente il paramento anteriore, con interposizione, tra questo e la collina, per uno spessore di due metri, di pietrame di riempimento di piccole dimensioni.
L'oppidum di Monte di Maio, cinta muraria esterna
La cinta muraria interna è, invece, situata più a monte, con un dislivello di 4 metri e a circa 20 metri di distanza. I blocchi calcarei, di maggiori dimensioni, grossolanamente lavorati e sovrapposti gli uni sugli altri, in qualche punto non combaciano perfettamente lasciando spazi liberi. Nella parte più orientale i massi delle file superiori sono di minori dimensioni, indizio, forse, di ricostruzione affrettata o successiva, oppure opera di maestranze diverse. Le mura della cinta interna sono rilevabili per circa 14 metri. Alte fino a 3,80 metri, con una larghezza di 3,60 metri, presentano il paramento posteriore parzialmente interrato, mentre lo spazio interposto tra i due paramenti è riempito, come per la cinta muraria esterna, da pietre di piccole dimensioni.
Lateralmente, da ambo i lati, quest'ultima cinta muraria prosegue risalendo il pendio fino a integrarsi con le rocce naturali. Non mancano, infine, indizi di mura neanche sul versante occidentale, in corrispondenza della cresta del monte.
L'oppidum di Monte di Maio, cinta muraria interna
Come per il centro fortificato del Colle della Guardia (e, crediamo, per gli stessi motivi già esposti) l'esame di superficie non ha, al momento, restituito resti di abitazioni (anche se è certo il rinvenimento, nell'immediato dopoguerra, di tegolame e mattoni), ma, come questo, anche la roccaforte di Monte di Maio, dalla quale si dominava l'intera valle dell'Aventino, doveva ricoprire, presso il popolo carecino, notevole importanza strategica per il controllo del tratturo e per la difesa del loro territorio.
Dalla "Chiana di Monte di Maio" il percorso continua seguendo il sentiero tracciato sul versante orientale della catena montuosa e, dopo essere usciti dal bosco, percorrendo la "Via della Marsabilia", dopo la sorgente omonima, si risale in paese attraverso Via della Muraglia, in prossimità delle Mura Megalitiche della pineta.