A 1165 metri s.l.m., nel cuore dell'Appennino abruzzese, su una rupe calcarea tra i torrenti San Giusto e San Leo, è situato Montenerodomo.
Dalla sommità del paese, volgendo lo sguardo a 360 gradi, si domina un paesaggio di una bellezza incommensurabile: "quando l'aria è limpida –scrive Benedetto Croce- illustre discendente di questo borgo- l'occhio scopre Chieti e le vele della marina adriatica, e perfino qualche lembo delle coste dalmatiche. A mezzogiorno (ossia "dalla parte del Sangro") sono i monti Ferrari e la boscosa collina di Montedoro, con le vicine terre di Civitaluparella, di Pizzoferrato e, più in là, Quadri, Fallo e Borrello.... Tra occidente e settentrione, le sta innanzi il gran massiccio della Maiella, al quale la ricongiunge un suolo tutte onde e rigonfiature e poggi e colline, verdeggiante o biondeggiante per pascoli e seminati o nereggiante per selve, e qua e là brullo e sassoso.... Dall'alto si vedono, da quel lato ("dalla parte dell'Aventino"), Colledimacine e Lama dei Peligni a pie' della Maiella, e, verso oriente, Civitella Messer Raimondo...e, prossimi sulle colline intermedie, Buonanotte...Fallascoso, Pennadomo e, più discosto, Bomba e la cima del Pallano" (B. Croce, Storia del Regno di Napoli).