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XVII-XVIII sec.: Le Catastrofi

La popolazione che aveva ricominciato a crescere raggiungendo le 820 unità alla fine del 1700, era, invece, rimasta invariata, attestata attorno alle 300 anime, fino al 1737 anche perchè nell'ultimo secolo aveva dovuto fronteggiare due nuove catastrofi: una epidemia di peste, nel 1656, e il terribile terremoto "della Maiella" del 3 novembre 1706.
La peste bubbonica del 1656 fu l'ultima grande epidemia che colpì la nostra regione. Proveniente via mare dalla Spagna, in poco tempo dilagò in tutto il Regno di Napoli determinandovi la morte di circa un quinto della popolazione. Non bastò la messa in atto di tutte precauzioni necessarie per tentare di controllare il diffondersi del contagio a far rimanere indenne dalla pestilenza il nostro paese. La chiusura notturna delle porte d'accesso all'abitato, la vigilanza armata diurna e la quarantena dei forestieri presso un apposito lazzaretto eretto "extra-moenia" (fuori le mura), ai confini della "Terra", nei pressi di un corso d'acqua e di una cappella dedicata a San Rocco (all'impotenza dei medici del tempo si opponeva la Fede con l'azione taumaturgica del Santo protettore contro tale flagello, la cui devozione delle nostre popolazioni risaliva a tre secoli prima visto che la cappella di San Rocco extra-moenia presso la Terra di Montenerodomo era già menzionata nel XV secolo ed era eretta "accosto la muraglia della strada" –come si riferisce nell'apprezzo del feudo-) non sortirono gli effetti sperati.
La popolazione che aveva ricominciato a crescere raggiungendo le 820 unità alla fine del 1700, era, invece, rimasta invariata, attestata attorno alle 300 anime, fino al 1737 anche perchè nell'ultimo secolo aveva dovuto fronteggiare due nuove catastrofi: una epidemia di peste, nel 1656, e il terribile terremoto "della Maiella" del 3 novembre 1706.
La peste bubbonica del 1656 fu l'ultima grande epidemia che colpì la nostra regione. Proveniente via mare dalla Spagna, in poco tempo dilagò in tutto il Regno di Napoli determinandovi la morte di circa un quinto della popolazione. Non bastò la messa in atto di tutte precauzioni necessarie per tentare di controllare il diffondersi del contagio a far rimanere indenne dalla pestilenza il nostro paese. La chiusura notturna delle porte d'accesso all'abitato, la vigilanza armata diurna e la quarantena dei forestieri presso un apposito lazzaretto eretto "extra-moenia" (fuori le mura), ai confini della "Terra", nei pressi di un corso d'acqua e di una cappella dedicata a San Rocco (all'impotenza dei medici del tempo si opponeva la Fede con l'azione taumaturgica del Santo protettore contro tale flagello, la cui devozione delle nostre popolazioni risaliva a tre secoli prima visto che la cappella di San Rocco extra-moenia presso la Terra di Montenerodomo era già menzionata nel XV secolo ed era eretta "accosto la muraglia della strada" –come si riferisce nell'apprezzo del feudo-) non sortirono gli effetti sperati.

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