Fu allora che, alla resistenza passiva, si aggiunsero varie forme di sabotaggio, di ribellione e di difesa. Si organizzarono gruppi di cittadini incaricati di segnalare la presenza nemica con lenzuola colorate, stese in posti prestabili e ben visibili, si ostruirono le strade per impedire il passaggio degli automezzi militari e, in qualche occasione, si usarono le armi a disposizione per respingere atti di violenza e di intimidazione. Fu proprio in questo periodo che sui nostri monti nacque la gloriosa formazione partigiana "Patrioti della Maiella", alla quale aderirono anche giovani patrioti monteneresi. Come è noto, essa contribuì efficacemente alla liberazione del nostro paese e di tutta la zona montana della provincia di Chieti e, successivamente, delle Marche, di Bologna e su, su fino ad Asiago (3).
Di fronte a questa resistenza della popolazione, le truppe germaniche reagirono con violenza e crudeltà inaudite. Pianificarono la distruzione di tutto il paese, seminando ovunque il terrore. Il 26 novembre 1943, dopo aver cacciato dalle loro abitazioni i pochi vecchi o malati rimasti, ne iniziarono la distruzione sistematica. Casa per casa, chiuse porte e finestre affinché l'effetto della dinamite fosse più devastante, posero le mine nei piani terreni delle abitazioni, delle stalle, dei pagliai e le fecero brillare. " Da sotto il Colle della Guardia, io con mio padre e i miei fratelli, assistemmo a tutto la scena : prima un forte boato, poi una nuvola intensa di polvere. Man mano che essa si dissolveva incominciammo e rivedere la "romanella" di un pezzo di muro della nostra casa e poi più niente", ricorda Michele di " Panacce)
L'operazione "terra bruciata" durò tre giorni. L'8 dicembre vi fu una seconda azione per far saltare in aria le poche case che non erano state completamente distrutte. Molti capifamiglia assistettero alla distruzione delle loro abitazioni dai boschi vicini dove erano riparati con il loro bestiame. Il 98% del paese era stato cancellato.
Nella Relazione del Sindaco, compianto maestro D'Orazio Lorenzo, al Consiglio comunale di Montenerodomo è riportato che " Su un totale di 400 case, ne rimasero in piedi solo 5, quelle in cui erano installate le truppe di retroguardia o di avvistamento di artiglieria tedesche. In quel triste periodo sotto il fuoco nemico caddero 55 monteneresi inermi, di cui 47 per fucilazione, 6 per scoppio di mine, 1 per bombardamento e 1 per assideramento. (4)
Le efferatezze si protrassero, anche dopo il ritiro del grosso delle truppe verso Roccaraso con incursioni violente di pattuglie, spesso dedite a ruberie tra le macerie, e durarono fino alla fine di aprile. Il 5 maggio 1944 arrivò in paese un reparto indiano dell' 8a armata alleata di stanza a Casoli.