Era una grande piazza rettangolare lunga m. 62 e larga 27,50, interamente circondata da un portico colonnato, più largo a nord, dove fungeva da atrio della Basilica, (le colonne, in numero di 8 sul lato corto e 18 su quello lungo, erano cilindriche se laterali ed ellittiche se angolari ), adorna di statue e completamente lastricata con basoli calcarei. {mosimage}Sulle tre file centrali campeggiava la grande iscrizione pavimentale, a ricordo del magistrato che aveva finanziato la pavimentazione della piazza. Ben visibile provenendo da sud, l'iscrizione era composta da lettere bronzee alloggiate in incavi e fori praticati nei basoli.
Il Foro era il centro della vita amministrativa ed economica del Municipio, dove si teneva il mercato e dove si svolgevano le pubbliche adunanze.
Della splendida piazza di un tempo si conserva in buono stato parte della pavimentazione (completamente divelta solo sul lato orientale) e le basi delle statue che l'abbellivano. Di queste, due recano ancora le epigrafi onorarie incise dai lapicidi: una, situata a nord-ovest del Foro, sosteneva la statua della dea Minerva, l'altra, posta a sud, in prossimità della Via del Foro, sorreggeva quella di Cornelia Salonina, moglie dell'imperatore Gallieno.
Dell'iscrizione forense, invece, restano, sulle lastre calcaree, solamente le cavità dove le zanche di piombo ancoravano le lettere bronzee che la componevano.
Sui lati orientale, meridionale e occidentale del Foro erano situate le "tabernae", ossia le botteghe artigiane.
Riconoscibili dall'ampio ingresso, che si apriva sul Foro, e con i muri perimetrali in comune, se edificate sullo stesso lato, esse vennero trasformate, in età traianea, quando, con la costruzione di tramezzi interni, vennero divise in due vani con la creazione di un retrobottega.
Realizzate in "opus incertum", sono state riportate completamente in luce, solamente sul lato sud, dove sono visibili i muri per un'altezza di circa 50 centimetri.