Nel calendario rituale contadino la festa della Presentazione di Gesù al Tempio, nota nella tradizione popolare come festa della Candelora (in quanto l'accensione della candela simboleggia il Signore, luce del mondo), celebrata il 2 di febbraio, era la seconda festa dell'anno (dopo quella di Sant'Antonio Abate) e dava inizio al triduo di festività del mese. Era seguita, il giorno successivo, da quella di San Biagio, protettore dalle malattie della gola, e, il 5 febbraio, dalla festa di Sant'Agata, protettrice del seno materno.
Dal comportamento del tempo in quella giornata, che sopraggiungeva esattamente a metà della stagione invernale, si traevano auspici sulla durata e sulla inclemenza della cattiva stagione. Ancora oggi è d'uso il proverbio tramandato dai nostri nonni: "A la candelora ci nengh e ci chiove! Se ci sta nu sulariell sem ancora a miezz viern, se ci sta nu bell sol la mernate è sciut for!"
Il 2 febbraio 1944 fu una giornata drammatica.
La neve aveva coperto il paesaggio e i ruderi del paese. I partigiani dell'VIII plotone della Brigata Maiella, il giorno prima avevano occupato Torricella Peligna e si muovevano verso Fallascoso. I tedeschi, attestati sul Colle dell'Irco e in Contrada Verlinghiera, furono costretti a ritirarsi in gran fretta verso le posizioni più sicure del crinale di Montenerodomo per evitare l'accerchiamento.
L'arretramento affrettato li costrinse ad abbandonare, in un'abitazione della Contrada adibita a magazzino, le vettovaglie frutto dei saccheggi perpetrati a danno della popolazione delle masserie di Casale. Nella notte qualcuno si introdusse nella casa e l'indomani, al loro ritorno, i tedeschi, seguendo le orme lasciate sulla neve, giunsero alla masseria di Lorenzo Rossi, in Contrada Casale, dove catturarono 12 inermi cittadini, che, sotto la minaccia delle armi, furono costretti a seguirli in paese. I più anziani, per il freddo e la neve, non riuscirono a tenere il passo del gruppo e furono fucilati lungo la strada della "costa dell'uorje". I superstiti, sommariamente processati nella piazza del paese, furono portati all'interno di un'abitazione semidistrutta del Rione San Martino (la casa di Nicola di benditt) dove vennero crudelmente massacrati. Il tributo di sangue di quella giornata fu di 12 vittime: tre vecchi, quattro adulti e cinque bambini di età compresa tra i 7 e i 13 anni, quasi tutti appartenenti alla famiglia di "Marcaun".
Nella memoria popolare questo giorno è ricordato come "la strage della Candelora".
Tutto il mondo il 27 gennaio commemora le vittime della "schoà" con la "Giornata della Memoria".
Anche quest'anno, in questo giorno il tema dell'olocausto e dell'immane dramma della guerra è stato affrontato nelle istituzioni e nelle scuole per infondere nell'animo nelle nuove generazioni gli ideali di pace e di tolleranza e per non dimenticare le atrocità perpetrate nell'ultimo conflitto mondiale contro inermi civili.
{mosimage}Il 2 agosto 2006 il comune di Montenerodomo ha inaugurato il Monumento ai suoi caduti di tutte le guerre. La data scelta non è stata casuale. Nella stessa data l'Italia ricorda le vittime della strage alla stazione di Bologna. Analogamente, il 2 febbraio, giorno della strage della Candelora, la comunità di Montenerodomo vuole commemorare e ricordare le sue vittime affinché nelle future generazioni sia conservata la memoria di quegli eventi dei quali i nostri antenati furono involontari protagonisti e durante i quali immolarono la propria vita. Da oggi per Montenerodomo il 2 febbraio è il "Giorno del Ricordo".