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Giuseppe De Thomasis

Figlio di Tommaso e di Orsola Pizzala, Giuseppe De Thomasis nacque a Montenerodomo il 19 marzo 1767.
Apprese i primi rudimenti del sapere prima nel paese natale, da privati istitutori, e successivamente a Sulmona e a Chieti. A sedici anni si recò a Napoli dove si laureò in Giurisprudenza. Abbandonata ben presto la professione di avvocato, si dedicò prima agli studi di diritto, politica ed economia e, quindi, con l'avvento dei Napoleonici sul trono del Regno di Napoli (1805 – 1815), all'attività politica.
Nel 1806 fu nominato Sottintendente di Sulmona e a lui si dovette la riapertura del canale di bonifica di Corfinio. L'anno successivo fu Intendente della Calabria Ultra. Nel 1809 fu, quindi investito della carica di Commissario Ripartitore dei beni demaniali e feudali dei tre Abruzzi. Posta allora la propria residenza a Chieti, si adoperò per la rimozione degli abusi feudali, emanando numerose sentenze ed ordinanze, riuscendo, in due anni, nell'intendo di migliorare le condizioni di vita dei poveri coloni delle province abruzzesi. A lui si dovette anche la fondazione di un nuovo Comune, Ateleta, che, come dice il nome, era esente da imposte. Tornato a Napoli, nel 1811, e, rifiutato l'incarico di Intendente della Calabria Citra, adducendo motivi di salute, nell'aprile dell'anno successivo divenne Consigliere della Gran Corte di Cassazione, nell'ottobre del 1813 Procuratore Generale della Gran Corte dei Conti e, quindi, Intendente del territorio di Capua, incarico che mantenne fino alla caduta di Gioacchino Murat. Nel 1820 fu inviato del re Ferdinando I in Sicilia con il generale Naselli per il riordino dell'amministrazione dell'isola ("per supplire –scrive il Colletta– con le sue virtù alla incapacità di quest'ultima"). Rientrato a Napoli, allo scoppio della rivoluzione del 1820/21 fu nominato Ministro della Marina Mercantile e degli Affari Interni ed Ecclesiastici. Dopo il fallimento di questa si ritirò dalla vita politica e dalla Magistratura riscoprendo l'amore per gli studi. Dopo un breve periodo trascorso a Firenze, nel febbraio 1823, tornò a Napoli, dove morì il 10 settembre 1830.

Numerose sono le opere del De Thomasis dati alle stampe:
1. Rapporti del Ministro della Marina al Parlamento Nazionale del 1820, Napoli 1864;
2. Parafrasi del Salmo "Coeli enarrant Gloria Dei" e dei "Sette Penitenziali", Napoli 1828;
3. Introduzione allo studio del diritto pubblico e privato nel Regno di Napoli, Napoli 1931;
4. Della gran Corte di Cassazione, Napoli 1832;
5. Ordinanze, rapporti ed altri atti relativi alla carica di Commissario ripartitore dei beni
Feudali e demaniali degli Abruzzi, Napoli 1858;
6. Sulla terra di Montenerodomo in Abruzzo, in Atti dell'Accademia Pontaniana, Napoli 1919;

Molteplici sono anche gli scritti inediti:
1. Poemetto bernesco in ottava rima tra i canonici collegiali di Palena per la nomina del loro procuratore;
2. Traduzione in versi martelliani del Maometto e della Zaira di Voltaire;
3. Raccolta di sonetti, odi, epistole;
4. Traduzione incompleta dell'Avaro di Moliere;
5. Riflessione sulla Rivoluzione di Francia;
6. De Diritto Pubblico del Regno di Napoli;
7. Sulla riforma del diritto feudale;
8. Saggio di economia politica;
9. Cause che ritardano il progresso dell'agricoltura nelle province meridionali;
10. Principi che deve seguire il Principe nell'infliggere le pene.

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