Il pianoro dove, nei tempi antichi, sorgeva la città di Juvanum venne scelto, intorno al XII secolo, dai monaci cistercensi per edificarvi un monastero, con attigua chiesa, che prese il nome di Santa Maria del Palazzo.
La scelta del posto per l'edificazione della badia è da attribuire oltre che alla solitudine del luogo, adatta alla vita ascetica dei cistercensi, soprattutto per la presenza dei resti dell'antica città che vennero utilizzati per la costruzione dei due edifici. Michele Torcia, che nel 1792 trovò ancora in piedi la chiesa, riferisce, infatti, che: "molti pezzi di colonne...erano stati col resto dei capitelli distratti per la fabbrica dell'ospizio dei monaci" e che le "pietre riquadre di quattro e sei piedi di lunghezza servirono all'erezione della chiesa e molti frammenti di lapidi servirono di pavimento alla medesima" .
E' ignota la data della sua fondazione. Antonio Ludovico Antinori, nei suoi "Manoscritti", ipotizza che la fondazione della Badia, avvenuta attorno al 1140, sia dovuta a Rainaldo Borrello, vassallo del Conte Simone di Sangro, oppure al Conte stesso. La prima menzione del monastero è, comunque, del 1173 quando, in una bolla del papa Alessandro III, viene annoverato come appartenente alla Diocesi teatina (in essa si legge, infatti "...in civitate Luparella pleben Sancti Petri cum pertinentiis suis ... monasterium Sanctae Mariae in Palatio ...").
Nel 1208 una bolla del papa Innocenzo III cita nuovamente il Monastero come appartenente alla medesima Diocesi.
Il primo abate di cui resta memoria è Antonio di Agnone investito della nomina attorno al 1463. Le nomine successive, molto ambite essendo la Badia ben fornita di beni temporali, furono causa di frequenti liti.
Il monastero fu abitato dai monaci cistercensi sicuramente fino al 1564. A quella data la Badia viene ridotta a Beneficio semplice, la nomina del Rettore viene conferita ad un prete secolare, che, soltanto honoris causa conserva il titolo di Abate, il bacolo pastorale e la mitra. Il prete nominato, infine, amministra il Monastero dalla propria residenza, senza prendere possesso materialmente del bene, del quale è attestata l'esistenza fino al 1652. Nel 1775, alla morte dell'ultimo abate, Guglielmo Carozza di Montenero, era, invece, già stato distrutto tanto che il subalterno del Tribunale fiscale di Chieti Gennaro Stefanisso annota di aver trovato solamente "residuo di atrio e vestigi di chiostro e di abitazioni monacali" .
BIBLIOGRAFIA
Alessandro Madonna Santa Maria del Palazzo, dalla Rivista "Albia", Roma
Antonio Ludovico Antinori Manoscritti, volume XXXIV, parte II
APPENDICE
Cronologia dei titolari dell'Abbazia (o, dal 1580, Beneficio semplice) di Santa Maria del Palazzo dal 1463.
Nel 1463 Antonio di Agnone
Dal 1492 al 1498 frate Cristoforo di Sulmona
Dal 1498 Giovambattista Almadiano, chierico Viterbese che amministrava il Monastero per mezzo di un suo procuratore, frate Serafino dell'Ordine dei Minori.
Dal 1564 al 1580 Giovanfrancesco Rosales di Napoli, il quale nel 1567 ebbe una vertenza con l'abate di Santa Maria del Letto Vincenzo Castagnola, per il possesso dell'Abbazia.
Dal 1581 al 1608 Fabrizio Peroni di Napoli.
Dal 1652 al 1672 Stefano Talla, che ebbe una vertenza con Girolamo Rossi, vicario perpetuo della chiesa
di Santa Giusta di Montenerodomo.
Dal 1672 al 1682 Nobile Talla di Gesso.
Dal 1682 Carlo Santilli, il quale rinunciò dopo alcuni mesi per motivi di salute.
Dal 1683 Filippo Liberatore.
Dal 1737 al 1744 Tommaso Rossetti del Letto.
Dal 1744 al 1749 Leonardo Madonna di Lama.
Dal 1750 al 1775 Guglielmo Carozza di Montenerodomo, che era anche Rettore e Parroco della chiesa di Santa Giusta.