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Turchi Domenico (de lu bandist(e))

Quando nel novembre '43 i tedeschi fecero saltare con le mine il nostro paese la mia famiglia, appena rientrata dallo sfollamento, si sistemò in un angolo del palazzo Croce che era rimasto in piedi, a destra dell'attuale piazza Benedetto Croce.

Il 4 febbraio 1944 eravamo al primo piano interrato mentre mio padre si trovava al piano terra. C'era un vento fortissimo e verso le 8 di mattina sentimmo un rumore assordante. Quel nostro rifugio tremò tutto: c'era fumo e polvere dappertutto. I resti di una parete molto alta del palazzo rimasta in piedi era crollata e si era abbattuta proprio sul locale dov'era mio padre Angelo, il quale rimase sepolto sotto le macerie.

Avevo 11 anni, tre sorelle di cui due più piccole di me e mia madre era incinta al settimo mese. Ci portarono in una casa vicina, nel pomeriggio recuperarono il cadavere di mio padre. Il funerale fu celebrato nell'attuale casa di Nobile Santino. Poi, andammo a vivere in uno scantinato a San Martino.

Per sostenere la mia famiglia, nel 1952 andai a lavorare in Svizzera e dopo 15 anni mi sistemai a Chieti. Ultimamente ho comprato e ristrutturato una casa a Montenero.
(Testimonianza raccolta da Domenico D'Orazio, membro del GP)