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L'Aiuto umanitario

L'aiuto umanitario post-bellico dell'AFSC ai monteneresi

Le devastazioni e le stragi compiute dalle truppe naziste lungo la linea Gustav, in particolare nelle valli del Sangro e dell'Aventino e sul crinale mediano che le percorre, negli ultimi mesi del 1943 e i primi del 1944 sconvolsero profondamente la vita delle popolazioni colpite, dunque anche il nostro paese.

Le forze alleate, impegnate nel conflitto armato, non riuscivano a portare i soccorsi necessari nelle località interne e di non facile accesso. Questo compito fu assunto dalle varie organizzazioni umanitarie di volontariato, soprattutto americane. Nella nostra zona operarono la Friends Ambulace Unit (FAU),il Service Civil International (SCI) e l'American Friends Service Committee (AFSC).

Membri di spicco dell'AFSC furono l'architetto Bainbridge Bunting capo missione, deceduto nel 1981, e Macy Whitehead che vive a Bath, nello Stato del Maine, USA.

Essi, giunti in paese, presero alloggio nella casa di Fedele di genivazio e fin dal loro arrivo si prodigarono per stabilire buoni rapporti con la popolazione. Misero in atto un piano per avviare la ricostruzione e fornire primi soccorsi ai monteneresi. L'obiettivo principale del piano, stabilito dalla loro associazione, era quello di incoraggiare e sostenere gli abitanti a ricostruire un tetto per le loro famiglie e a ridare alla gente fiducia nelle loro capacità e nel futuro.

Come previsto dal piano d'intervento, fu costituito un Comitato di cittadini per la ricostruzione ed insieme ad esso furono fissate alcune priorità di lavoro. Con l'aiuto della popolazione essi provvidero a riattivare, a proprie spese, i servizi essenziali della vita del paese: furono riparate le condutture dell'acquedotto e le fognature, riattivate le fontane stradali del centro abitato, demoliti i muri pericolanti, sgombrate le strade dalle macerie. Bisognava trovare una soluzione all'assistenza dei bambini mentre i loro genitori erano impegnati nei lavori dei campi. Fu lanciato, pertanto, un progetto per la ricostruzione dell'asilo infantile e creato un comitato ad hoc. Nella realizzazione del progetto fu coinvolta anche la comunità dei monteneresi residenti negli Stati Uniti, comunità che si prodigò nella raccolta e nell'invio di indumenti per i monteneresi e di fondi per la costruzione dell'asilo. I Quaccheri si prodigarono per reperire e distribuire generi alimentari e indumenti ai più bisognosi, per assicurare un'assistenza logistica agli ammalati, per fornire agli alunni delle scuole elementari, che nel '46 ricominciavano a frequentare la scuola, sia pure in locali di emergenza, materiale scolastico di consumo.

Per tutta la loro permanenza nel nostro paese, Mr. Bunting e Mr. Whitehead, mantennero ottimi rapporti con la popolazione. Essi strinsero legami di amicizia con i giovani con i quali scambiarono anche lezioni di italiano e di inglese. Legami oggi ancora vivi nei ricordi degli anziani del nostro paese.

In una recente lettera, il Signor Whitehead scrive " Quando ritornai in America, alla conclusione della mia missione, portai con me molti bei ricordi: fotografie, canzoni, un ferro per le pizzelle, una caffettiera ed una conca di rame. I miei nipoti sono felicissimi quando una volta, o due volte, all'anno durante l'estate ci riuniamo e facciamo le pizzelle che non bastano mai" .

Dal loro rientro negli USA, Mr. Whitehead e Mr. Bainbridge, in tempi diversi, sono tornati a Montenerodomo.

Mr. Brainbridge tornò con la moglie, Signora Doreleen, nell'estate del 1956. "Noleggiammo una vespa a Roma e partimmo per Montenero. Ricordo ancora oggi quel bellissimo viaggio e mentre salivamo sempre più in alto per arrivare a Montenero osservavo la vostra magnifica montagna, la Maiella...", scrive la Signora Bunting in una lettera datata ottobre 2005.

Mr. Whitehead tornò nel nostro paese nell'estate del 1998. Rivisitò i siti in cui aveva lavorato, incontrò alcuni monteneresi che aveva conosciuto e con i quali aveva condiviso il lavoro. Fu colpito dalla trasformazione del paese ed ammirò ancora una volta la bellezza dell'ampio panorama che si scorge dal Belvedere dove, nel 1947, fu ricostruito l'asilo infantile.
Il suo attaccamento al nostro paese è sempre vivo e ce lo ha dimostrato con l'interesse manifestato per il nostro progetto "Per non dimenticare.....". Egli, con la generosità che lo ha sempre contraddistinto, ci ha regalato, per la nostra mostra fotografica documentaria, una serie interessante di fotografie del nostro paese degli anni 45/47.

Montenerodomo, lì 27 luglio 2006

Gesualdo Carozza